Ancora non ha un nome, ma è stata identificata una nuova malattia che provoca una grave forma di encefalopatia con deficit neurologici ed epilessia. A causarla è una mutazione a una delle due copie del gene ATP6V1A.

La scoperta si deve a un gruppo di ricercatori del Centro di Eccellenza di Neuroscienze dell’Ospedale pediatrico Meyer e dell’Università di Firenze che hanno condotto la ricerca gruppi dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dell’Università di Genova insieme a un network di Centri internazionali afferenti al progetto europeo Desire (acronimo di “Development and Epilepsy – Strategies for Innovative Research to improve diagnosis, prevention and treatment in children with difficult to treat Epilepsy”) .

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Brain.

All’inizio della ricerca un caso clinico: quello di una bambina di 9 anni che presentava quella che si pensava fosse una rara encefalopatia, associata ad epilessia e gravi deficit neurologici.

Al Meyer sono stati eseguiti gli approfondimenti genetici con un esame a tappeto di tutte le regioni DNA codificanti, compresi i geni per i quali non sono ancora note le conseguenze delle mutazioni. Il test genetico ha identificato inizialmente una mutazione del gene ATP6V1A nella piccola paziente

«Questo gene ci è sembrato un buon candidato per causare, se mutato, questa patologia vista l’importanza che il suo prodotto proteico ha nella fisiologia della cellula nervosa, ma anche perché le encefalopatie epilettiche sono causate da molti geni diversi e rappresentano un insieme di patologie rare, sebbene collettivamente abbastanza frequenti e quindi oggetto di molti studi», spiega Renzo Guerrini, a capo dei ricercatori del Meyer. «Era quindi necessario confrontarsi con il contesto internazionale per verificare se altri ricercatori avevano fatto osservazioni analoghe. Abbiamo perciò contattato altri gruppi. Nello specifico un team di ricercatori giapponesi hanno individuato altri 2 pazienti pediatrici con caratteristiche simili alla nostra bambina. Anche loro avevano mutazioni nello stesso gene».

La verifica si allarga: spunta un paziente statunitense con identiche caratteristiche.

«Nel frattempo – spiega Guerrini – abbiamo avviato una collaborazione per lo studio della funzione della proteina prodotta dal gene con il gruppo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dell’Università di Genova. Il team ligure dimostra come le mutazioni producano nelle cellule dei pazienti – e nei neuroni del topo – un’alterazione nel traffico di membrana intracellulare che esita in un anomalo sviluppo delle sinapsi (i siti specializzati attraverso i quali i neuroni trasferiscono informazioni). L’idea – prosegue Guerrini – è che riducendosi le connessioni sinaptiche diminuiscano anche le vie di comunicazione fondamentali per il normale sviluppo e funzionamento del sistema nervoso.  Insomma, meno auto, meno strade».

Nel frattempo, mentre la rivista Brain accettava lo studio, il gruppo di ricercatori del Meyer entra in comunicazione con altri gruppi di ricerca genetica. «In questo modo abbiamo identificato in poco tempo altri 20 pazienti sparsi tra gli Stati Uniti, la Francia e l’Olanda e stiamo approfondendo le caratteristiche e la reale frequenza della malattia», prosegue che sottolinea come l’importanza dello studio sia stato proprio quello di scoprire «una nuova malattia causata dalla mutazione in una delle due copie del gene ATP6V1A che ogni individuo possiede. Una malattia meno rara di quanto inizialmente noi pensassimo e probabilmente non scoperta prima perché la mutazione di entrambe le copie del gene causa un’altra malattia».

Fonte: healthdesk.it

Dal caso clinico di una bambina di 9 anni la scoperta di una nuova malattia genetica

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