La sindrome alcolica fetale (FAS) è la manifestazione conclamata dei danni causati dal consumo di alcol durante la gravidanza. Venne descritta per la prima volta in Francia nel 1968 da Paul Lemoine[1] e successivamente, agli inizi degli anni ’70, dagli statunitensi Smith e Jones[2] che ripresero le ricerche e attribuirono alla sindrome il nome di Fetal Alcohol Syndrome, ridefinendo quella serie di malformazioni e alterazioni comportamentali che venivano chiamate Funny Looking Kids (“bimbi dall’aspetto bizzarro”). La sindrome raccoglie una serie di sintomi che possono presentarsi nei bambini che, durante la gravidanza della madre, sono venuti a contatto con l’alcol. Gli studi oggi hanno evidenziato che la FAS rappresenta l’espressione più grave di un insieme di effetti di diversa gravità ed espressività denominata Fetal Alcohol Spectrum Disorder (FASD)[3]. Questi effetti possono essere di vario tipo e manifestarsi in modo diverso. I principali danni sono: anomalie fisiche e mentali, alterazioni comportamentali, deficit di attenzione e apprendimento. I danni sono generalmente permanenti, mentre è importante affermare che il FASD è evitabile al 100% se una donna non consuma alcol durante la gravidanza.

L’alcol è una sostanza teratogena, ovvero è in grado di modificare lo sviluppo del feto in quanto determina alterazioni e morte delle cellule. L’alcol (etanolo) è in grado di attraversare la barriera placentare e raggiungere il sangue fetale dove si rileva una concentrazione simile a quella materna. Inoltre l’alcol può alterare la circolazione placentare e determinare ipossia. I danni maggiori [4]si rilevano a livello del Sistema Nervoso Centrale. Gli effetti sul nascituro sono variabili in ragione della quantità consumata, del periodo di gravidanza (più pericoloso il primo trimestre) e infine della frequenza di consumo. La situazione più grave si riscontra nei casi di consumi di elevate quantità, ovvero più di 4/5 Unità Alcoliche [5] (1 U.A. corrisponde a circa 12 grammi di alcol, contenuti in un bicchiere di vino da 125 ml, in un bicchiere di birra da 330 ml, in un superalcolico da 40 ml) in un periodo di tempo breve (binge drinking). Tale modalità di consumo risulta più pericolosa rispetto ad un consumo di uguale entità in un periodo di tempo più lungo [6]. Una dose giornaliera di 1-2 U.A. può determinare disturbi dell’attenzione, alterazioni cognitive, sviluppo socio-emozionale deficitario [7] La possibilità di sviluppare danni alcol correlati è comunque presente durante tutto il periodo della gestazione, anche se è descritta una diversa vulnerabilità fetale a seconda del periodo di gravidanza.

L’alcol, in particolare l’etanolo, interferisce e altera il metabolismo dell’acido retinoico, alterandone il gradiente e la migrazione delle cellule della cresta neurale, provocando gli effetti. Questa è la terza causa di ritardo mentale dopo la sindrome di Down e la sindrome dell’X fragile

FONTE: wikipedia

Sindrome feto-alcolica

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